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Gussago, 26 novembre 2008

Lettera aperta agli stakeholder di La220

Cari amici, collaboratori, inserzionisti, creativi, tecnici, giornalisti e persone in qualsiasi modo coinvolti nei movimenti per l'energia pulita e condivisa. Fate conto che io vi scriva uno per uno agli indirizzi personali, ma preferisco pubblicare questa unica lettera qui sul mio sito perchè ora è il momento della comunicazione univoca, trasparente e non reticente.

Vi scrivo per tre motivi: tentare di aggiornarvi, raccontare alcune prospettive a cui io e altri “ex 220” stiamo lavorando e, soprattutto, ringraziarvi.

Come ormai sapete tutti, La220 è stata fusa con la romana Green Network. La fusione avviene formalmente il 1 dicembre, ma è dai primi di ottobre che, di fatto, la politica comunicativa ed organizzativa è stata drasticamente avocata agli uffici romani della nuova proprietà.
Personalmente dal 2005 fino alle prime settimane di ottobre ho generato il marchio e il nome di La220 e ne ho gestito la comunicazione pubblicitaria su carta e radio e (in parte) su web attraverso una società appositamente creata tra me e Giuseppe Zanardelli (La Cifra srl).
Da metà ottobre La Cifra è in liquidazione. Personalmente, io rientro sul mercato come agenzia individuale e questo mio sito, dimenticato dal 2005, sta per riprendere vita. Torno a fare la pubblicità etica per le aziende della decrescita; ma non solo quello, come dirò fra poco.
Attualmente non ho più né titolo né voglia di parlare in veste di Delegato alla Comunicazione di La 220 s.p.a. (se non per le piccole tecnicalità dei lavori in esaurimento) anche se formalmente nessuno mi ha ancora sollevato dall'incarico; daltronde in tale veste non avrei un gran che da dire perchè da ottobre non ricevo né istruzioni né indicazioni.

Credo che nonostante la pesantezza del lutto che io e i miei collaboratori ci portiamo addosso, dobbiamo fare lo sforzo di reagire rapidamente proprio perchè La 220 è stata una storia molto bella e ricca di sperimentazione, specialmente in campo socio-comunicativo e per le innovazioni tecnologiche. Nonostante la frustrazione cocente di questa interruzione devo ricordare che La 220 è stato un vivaio di intelligenze unico in un paese come questa Italia dove il management di solito preferisce dedicarsi agli intrallazzi e alle speculazioni finanziarie. Molte intelligenze e molta creatività sono state spese, molta fatica, e anche molti soldi che ancora non avevano dato il loro ritorno commerciale. Molte idee sono state generate, delle quali solo alcune sono state già realizzate. Questa esperienza è un capitale morale, sociale ed anche economico e non deve essere lasciata agonizzare; l'affiatamento di molte persone che ci hanno lavorato e che hanno fatto squadra non dev'essere sparpagliato nei diversi rivoli dei singoli che cercano una nuova occupazione, magari all'estero.
Per questo noi che ci abbiamo lavorato stiamo dandoci subito da fare, per creare una start-up che vada in questa direzione. Non è facile, in questi tempi, ma abbiamo parecchie buone frecce al nostro arco.

Io sono quello che ci ha messo la faccia, personalmente. I primi che ringrazio sono i molti amici delle diverse aziende ed associazioni che avrebbero motivo per arrabbiarsi con me per la frustrazione dei progetti abortiti; penso ai Gas, a Legambiente, agli Amici di Beppe Grillo, alle grosse catene dei negozi del biologico, ai vari movimenti contro le centrali a carbone e gli inceneritori, a Paea, a La Ricarica, a decine di realtà locali, a diverse testate giornalistiche e radiofoniche, a scuole di teatro, gruppi musicali, festival locali, gruppi di ciclisti, maratoneti e scalatori... Penso anche a quel quasi migliaio di “negozi” che, in cambio di un profitto ridicolo, erano pronti a vendere la nostra energia, cioè circoli Arci, Botteghe Eque e Solidali, agriturismi, negozi bio... Che forza, che avremmo avuto!
Tutte queste persone mi hanno creduto e ci hanno scommesso il loro tempo e la loro credibilità sociale; ora potrebbero leggittimamente riempire la cornetta del mio telefono di improperi dolorosi, ai quali non avrei risposte; invece mi esprimono incoraggiamento e solidarietà; è più che ringraziamento, è gratitudine molto densa che mi fa tornare amore per il mondo; nei momenti di bilancio esistenziale questa è, per dirla con Bateson “una differenza che genera differenza”.

Tutti noi insieme abbiamo creduto all'idea di poter portare un cambiamento nel mondo energetico anche attraverso il brokeraggio, perseguendo una scommessa che accumunava gente diversa per idee, status, competenze ed età. Una sfida non facile perchè si scontrava con inerzie ed abitudini di vario genere, direi più antropologiche che commerciali.

Qualcuno l'aveva previsto, che l'avventura della 220 sarebbe finita così, diceva che ogni business energetico per sua natura deve essere fatalmente parassitario, speculativo e adeguarsi ai cartelli, o morire. Li ringrazio per essersi tenuto il “telavevodetto” nelle labbra senza proferirlo; tuttavia io sono cocciuto, anche se i fatti sembrano dare loro ragione, io non rinuncerò a cercare delle strade alternative alle grande aziende energetiche in un momento in cui carbone e nucleare vengono presi sul serio da pletore di masochisti. Però sulla tenuta della filiera di La 220 nel tempo, devo dire “ok, lo ammetto: ho perso la scommessa”.
Non mi piace neanche un po' l'idea eroica e romantica della sfida impari a cui il Buono si immola, e se perde è un martire delle Forze del Male; non mi piace per il banale motivo che a fare il martire ci si fa parecchio male, ma anche perchè il dolore è pessimo consigliere. Però non mi piace neanche il contrario di quest'idea, cioè di non tentare nemmeno a sfidare lo status quo, considerare come fatale e granitico questo mercato.che invece è intrinsecamente fragile, che è miope e autoreferenziale, che si sta facendo male da solo anche senza il nostro aiuto.

C'è ancora molto da fare. Insieme, spero.

Ciao a tutti,

Marco